Verso Sud nasce nel 2015 come progetto di Lavorare Stanca APS.
Nasce come festival, quando ancora non era festival ogni cosa, quando era facile riconoscere l’azione culturale vera dalla sua contraffazione.
Nasce dai deliri di ragazzi che si sentono un po’ vecchi, nasce dai venti della Luna e i Calanchi, nasce da lunghe camminate murgiane, da masserie abbandonate, da cuori pieni.
Un festival in grado di lasciare un segno del suo passaggio, un festival che intersecasse visione poetica e prospettive di cambiamento. Per dare fiducia a ciò che nasce adesso a Sud. Per continuare a sperimentarci, a interrogarci, a trovare nuove forme.
L’anteprima del festival è tra le strade di Corato che, grazie ai ragazzi di SCAP, si fanno versi. Si fanno calore, colore, prendono vita, diventano cornice di liriche nuove.
Già, non è mica banale.
“Oltre il velo” è un’opera di Luis Gomez de Teran, un’opera dedicata a Giuseppe Di Vagno, primo parlamentare ucciso dal fascismo. Un lavoro potente. Oltre il velo – che è il titolo dell’opera e una barriera simbolica, squarciata con un gesto gentile – c’è un cespuglio di fiori. Nuova vita, speranza resistente, contro i fascismi e le ingiustizie di sempre.
Non tutti sanno però che quell’opera è nata per essere cancellata.
Nasce in un cantiere, quello di Piazza Di Vagno, dove il progetto iniziale prevedeva una quinta muraria in ricordo del Palazzo Ducale crollato a causa del dissesto idrogeologico del 1922.
“Oltre il velo” viene realizzata per essere un’opera di abbellimento del cantiere. Nulla di più.
Al momento della cancellazione, è partita una petizione, non indetta da noi, per salvaguardare l’opera. Quella petizione raccolse tra online e offline più di 10 mila firme salvando Il Gigante Buono.
L’arte può plasmare la politica.
“Oltre il velo” – Street Art Cities
Petizione per salvare il gigante buono – change.org
Rassegna stampa sulla petizione – Artribune
Racconto di “Oltre il velo” di Luis Gomez de Teran – Facebook
Una Corato invisibile agli occhi, nascosta e segreta, mai vista dal pubblico prima di allora, è protagonista, assieme alle opere di 14 giovani artisti di “Memorie dal sottosuolo”, il nuovo singolare evento organizzato per il periodo natalizio dall’associazione “Lavorare stanca”, con il patrocinio del comune di Corato e dell’accademia di Belle Arti di Bari.
L’insolito luogo scelto per la mostra collettiva è la sezione di un sistema più ampio di cunicoli e passaggi che attraverso archi e volte congiungevano chiese e monasteri presenti nell’abitato, andando a creare una vera e propria città sotto la città, ancora tutta da indagare.
La mostra comprende dipinti, sculture, video e installazioni sul tema della memoria conscia e inconscia, sul legame con il ricordo e lo sgomento.
I quattordici artisti coinvolti sono: Katia Addese, Corrado Bove, Linda Capriati, Anna de Francesco, Annamaria Di Lecce, Maurizio di Luzio, Antonio Giovane, Michi Gorizia, Francesca Macina, Giuseppe Magrone, Rosaria Lucia Marrone, Simone Massi, Silvia Morin, Rossella Sblendorio.