
Il giardino degli eventi_lecture performance
di e con Erika Di Crescenzo
Bisogna partire dal celebre scritto di Fritjof Capra – Il Tao della fisica per iniziare a comprendere “Il Giardino degli Eventi”: il fisico austriaco suppone che le particelle subatomiche siano concentrazioni di energia pura in vibrazione piuttosto che entità materiali, e, conseguentemente, la conoscenza della realtà non può essere raggiunta con l’osservazione, « ma unicamente mediante la totale partecipazione con tutto il proprio essere ». Eventi, dunque, non oggetti: « La meccanica quantistica ci costringe a vedere l’universo non come una collezione di oggetti fisici separati, bensì come una complicata rete di relazioni tra le varie parti di un tutto unificato. Quest’opera si inserisce nel quadro di un discorso intorno all’ob-scaenum che è il fuori scena, secondo un’etimologia inventata da Carmelo Bene: l’altrove sconosciuto, uno spazio metafisico fuori dall’abitudine del nostro sguardo, ciò che c’è ma non si vede, il racconto di ciò che per definizione non è raccontabile. Il confine tra scena e osceno, tra visibile e invisibile, è il territorio di questa indagine che si svolge sull’orlo della quarta parete e che tecnicamente sperimenta la performatività attraverso – sistemi empatici di scomposizione -condivisi tra attori e collaboratori pubblico.
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